Sul fine vita niente sentimentalismi
Sul fine vita niente sentimentalismi
Sul fine vita niente sentimentalismi
Nella puntata del 23 novembre del programma "Le Iene" di Italia 1 è andato in onda un lungo servizio in tema di eutanasia e fine vita, intitolato "Come muore un italiano".
Il taglio del servizio, pur attento a descrivere anche credibili alternative all'eutanasia come la pratica delle cure palliative, è sembrato carente da due punti di vista.
Innanzitutto, si è dato spazio misurato alle opinioni di chi è favorevole all'eutanasia, limitando lo spazio di chi è contrario (nello specifico, alla testimonianza del dottor Mario Melazzini) a un breve collage introduttivo. Si è insistito più volte sulla necessità che il parlamento italiano si esprima sull'argomento, dando implicitamente per scontati alcuni punti del problema (il cosiddetto "diritto all'autodeterminazione" e alla scelta da parte del malato, la differenza tra vita degna di essere vissuta e vita indegna) che sono tutt'altro che banali e che, per come sono stati descritti nel servizio, implicherebbero inequivocabilmente un cambio legislativo a favore di eutanasia e suicidio assistito. Un conto è l'esigenza di chiarezza tra pratiche simili dal punto di vista operativo (come sedazione ed eutanasia), un altro è dare per scontata l'esigenza di una legge più permissiva.
In secondo luogo, si è trattato il tema con eccessivo sentimentalismo, anestetizzando così lo spettatore rispetto a qualunque riflessione critica su un argomento così controverso. Soprattutto nella prima parte del servizio, quando si è descritto l'ultimo viaggio di una malata francese verso una "clinica della morte" a Zurigo, il servizio ha dato l'impressione di "sguazzare" nell'emotivismo. La rappresentazione dell'ultimo giorno di vita della donna, dell'operatrice che le somministra il veleno. dei suoi ultimi momenti prima di morire: tutto è proposto in modo assolutamente "patetico" acritico dal punto di vista etico. Si annegano gli spettatori nel patetico per non permettere loro di vedere il dramma che si nasconde sempre dietro l'idea secondo cui la vita è degna di essere vissuta fino a un certo punto, e poi basta.
Con questa petizione, chiediamo alla redazione del programma di trattare nuovamente l'argomento, ma in modo differente: con maggior senso critico e meno sentimentalismi e, inoltre, dando spazio non solo ai malati che chiedono di avere il "diritto di morire", ma anche a tutti quelli che, con le loro famiglie, affrontano l'angoscia quotidiana di una malattia grave o terminale con coraggio e dignità.
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